Festival Filosofia 2012
Collettivo Aurora Meccanica
a cura di Luiza Samanda Turrini
Il soggetto non può che desiderare, solo l’oggetto può sedurre.
Nel nostro pensiero del desiderio, il soggetto detiene un privilegio assoluto,
poiché è lui che desidera. Ma tutto si rovescia se si passa a un pensiero della
seduzione. Qui non è più il soggetto che desidera, è l’oggetto che seduce.
Tutto parte dall’oggetto e vi ritorna, come tutto parte dalla seduzione e non
dal desiderio. (…) perché il soggetto è fragile, non potendo che desiderare, mentre l’oggetto si fa forte proprio dell’assenza di desiderio
Jean Baudrillard, Le Strategie Fatali
Il collettivo auroraMeccanica opera nel settore delle installazioni interattive, media artistici in cui la presenza e le azioni degli spettatori mettono in moto le
dinamiche di sviluppo narrativo delle opere. Le proiezioni raccontano una storia, e la storia cambia, si sviluppa in base alla presenza di chi viene a vederla. Un sistema di proiezioni viene collegato al software Arduino e a dei sensori IR, che rilevano la luminosità infrarossa riflessa dalle persone che entrano nel loro campo visivo, e la variabilità dei loro spostamenti. Questo sistema genera delle narrazioni coinvolgenti, che inducono nello spettatore uno
stato di meraviglia difficile da riscontrare all’interno delle gallerie d’arte.
L’opera di auroraMeccanica
Passaggi di Stato trova la sua
collocazione ideale per il Festival Filosofia sulle Cose.
Il termine “cosa” e il termine “oggetto” sono diventati nell’uso corrente sinonimi, anche se hanno origini etimologiche diverse. “Cosa” viene dal latino causa, indica qualcosa per cui ci si mobilita completamente, come nella locuzione morire per la causa. Il termine oggetto è filosoficamente più recente, risale alla Scolastica, ed indica qualcosa che ci viene gettato davanti, objectum, ovvero qualcosa che si presenta come problema da risolvere.
Le Strategie Fatali è un saggio di Jean Baudrillard, in cui viene vengono prese in considerazione le varie accezioni del termine oggetto. Dall’oggetto del desiderio, all’oggetto della conoscenza, fino all’oggetto materiale inteso come cosa. A partire da ciò, Baudrillard opera una vera e propria decostruzione dialettica della coppia oggetto/soggetto.
“Abbiamo sempre vissuto nello splendore del soggetto, e della miseria dell’oggetto. È il soggetto che fa la storia, è lui che totalizza il mondo. Soggetto individuale o soggetto collettivo, soggetto della coscienza o soggetto dell’inconscio, l’ideale di tutta la metafisica è quello di un mondo-soggetto- (…) L’oggetto non è che la parte alienata, la parte maledetta del soggetto. L’oggetto è svergognato, osceno, passivo, prostituibile, è l’incarnazione del Male, dell’alienazione pura. Schiavo, la sua unica promozione sarà di entrare una dialettica del signore e dello schiavo, ove si vede sorgere un nuovo vangelo, la promessa per l’oggetto di essere trasfigurato in soggetto.”
Baudrillard sostiene che, nonostante la cultura attribuisca un surplus di valore al soggetto, in realtà il polo magnetico di questa coppia sia l’oggetto, che si dimostra l’attivo vettore di seduzione che catalizza il desiderio (di conoscenza, d’amore, di possesso consumistico) da parte del soggetto. È il soggetto la parte passiva, perchè non può resistere agli stimoli emanati dall’oggetto. L’oggetto invece è forte della propria indifferenza ed anafettività.
Inoltre, nella congiuntura postmoderna, avviene la caduta di tutti i paradigmi forti della conoscenza, ovvero le istanze unificanti di dogmi religiosi, ideologie politiche, leggi economiche. Quindi, secondo Baudrillard, la posizione del soggetto (di potere, di conoscenza di storia) è diventata insostenibile. Di conseguenza l’oggetto non si pone più come asservito al soggetto, ma come uno sfidante autonomo.
L’opera di auroraMeccanica presentata per l’edizione 2012 del Festival Filosofia, l’installazione interattiva Passaggi di Stato, può essere letta come una rappresentazione per immagini dei concetti cardine de Le Strategie Fatali. Abbiamo una ragazza, il Soggetto dell’opera, che arriva nel centro dell’inquadratura con movenze da stop-motion. Non appena uno spettatore passa davanti all’opera, la ragazza si anima, bussa sullo schermo guardando il pubblico, e cerca di attirare l’attenzione dei suoi oggetti del desiderio. Ovvero noi. Dal momento che nessuno degli spettatori, se non opportunamente istruito, sa come interagire con l’opera, il desiderio della ragazza rimane frustrato, e deve essere sviato su oggetti sostitutivi, degli oggetti materiali di consumo. Cd di Vasco Rossi, best sellers di Dan Brown, computer della Mac, televisioni a schermo piatto, E-Pod, cibo spazzatura, vestiti, chincaglieria, tutte le cose più banali e più frequentemente desiderate e comprate, gli Oggetti, arrivano dai margini dell’inquadratura per interagire con il Soggetto.
“L’oggetto assoluto è quello il cui valore è nullo, la qualità del quale è indifferente”
Le cose girano intorno alla ragazza, la seducono, la ricoprono. Se qualcuno degli spettatori è abbastanza sensibile per capire che le cose stanno fagocitando la ragazza, ed abbastanza coraggioso per toccarla, tutti gli oggetti ricadranno sul perimetro più basso dell’inquadratura. La ragazza salirà in alto, abbandonando in ultimo anche il vestito che indossava.
La metafisica occidentale ha sempre cercato di trovare il proprio centro nel soggetto, per non ritrovarsi in balia di un universo multiplo ed aleatorio, in cui il motore del disordine e della sofferenza è costituito dal desiderio.
Baudrillard convoglia la riflessione di Charles Baudelaire e di Agamben sull’opera d’arte come oggetto assoluto.
“(…) l’arte (l’opera d’arte) sottoposta nell’epoca moderna alla sfida della merce, non deve cercare la sua salvezza in una negazione critica (…) ma rilanciando oltre l’astrazione formale e feticizzata della merce, oltre la fantasmagoria del valore di scambio, diventando più merce della merce, i n quanto ancora più distante dal valore d’uso.”
Il discorso di Jean Baudrillard sull’oggetto d’arte come abolizione più totale della merce ben si sposa con un’opera come Passaggi di Stato che, con la sua natura impalpabile di proiezione luminosa, risulta di fatto immateriale, e quindi
invendibile, se non come opera di rappresentanza in spazi istituzionali sempre
diversi (come ad esempio il Festival Filosofia sulle Cose). Per l’autore de Le Strategie Fatali l’opera d’arte ha l’imperativo di “potenziare ciò che v’è di nuovo, di originale, di inatteso, di geniale nella merce, e cioè l’indifferenza formale all’utilità e al valore, la preminenza data senza riserve alla circolazione. Ecco che cosa dev’essere l’opera d’arte: deve assumere tutti i caratteri di choc, di estraneità, di sorpresa, d’inquietudine, di liquidità, ossia di autodistruzione, d’istantaneità e di irrealtà che sono quelle della merce”
Nella sua prosa visionaria, Baudrillard specula su uno dei temi che gli sono più cari, quello del superamento del limite, dove qualsiasi oggetto o soggetto troverà il suo annullamento proprio in coincidenza con l’ipertrofia, con la propria proliferazione infinita. Il fondale di queste teorie è un mondo che non si cura dell’armonia fra gli opposti, ma solo dell’accrescimento infinito, andando verso lo squilibrio e l’estasi. Ek-stasis, uscire fuori, proprio come la ragazza di Passaggi di Stato, che dopo aver giocato con tutti i possibili oggetti del desiderio, esce fuori dall’inquadratura.
Perché in fondo, sia Le Strategie Fatali che Passaggi di Stato hanno il medesimo, vibrante nucleo, ovvero la fenomenologia del desiderio.
Luiza Samanda Turrini