“Sincretismi”
CORTOCIRCUITI EMOTIVI
Troviamo di tutto nella nostra memoria: è una specie di farmacia, di laboratorio chimico, dove si mettono le mani a caso, ora su una droga calmante, ora su un veleno pericoloso.
Marcel Proust
La memoria fagocita perennemente un vissuto prestabilito. Ponendosi come un viatico abusato e rimasticato dalla storia dell’arte, la questione mnemonica nelle opere di Arnaldo Vignali trova una nuova ed inedita connotazione, che gioca attraverso un caos intellettivo che serve a ricostruire un’apparente ordine. Non tanto per il punto di partenza, le fotografie da cui l’artista prende soltanto spunto senza arrivare all’imitazione delle stesse, bensì con la trasformazione del medium fotografico in altro, che comprende collegamenti letterari, musicali, antropologici e sociali. Arnaldo Vignali riesce così a creare, mescolando una miscellanea scomposta di stimoli visivi assieme ai ricordi di una vita, l’elaborazione di un’opera d’arte totale in cui ogni singolo elemento (dalla pittura, al soggetto, agli stessi titoli evocativi che spesso hanno un doppio significato, con un ermetismo citazionista decisamente concettuale basato su estrapolazioni da personali letture o canzoni) va a costruire una parte del tutto, attraverso lo scorrere di immagini pittoriche che riguardano sia la sfera personale che quella pubblica, legate ad un contesto specifico familiare. Come in una filmina d’altri tempi in bianco e nero passano dunque in rassegna viaggi di famiglia, parenti, amici, lambrette, frammenti e simboli di un’epoca così come percorsi recenti, senza alcuna decontestualizzazione del quotidiano.
Anche la stesura pittorica, che può essere talvolta simile a quella di altri artisti a cui lui stesso intende ispirarsi e che ama citare in modo ironico e dissacrante, si avvale della tecnica originale della tempera, che viene applicata ad una cifra stilistica specifica in cui si ritrova una sorta di smaliziato e volutamente sporco neo-espressionismo – non di certo una rappresentazione figurativa nel senso classico del termine – accompagnato da suggestioni ed evocazioni di vite passate, senza alcun confine temporale o direzione precisa. Proprio questa ricerca su differenti supporti che l’autore porta avanti da anni, fresca e veloce nell’esecuzione, pur con la sua veemenza contribuisce a dare un effetto vellutato ed elegante alla rappresentazione. Arnaldo Vignali si diverte a creare dei cortocircuiti sincretici virando dal passato al presente, dal dopoguerra ad oggi, in modo disfunzionale quanto intrigante, mostrando un eclettismo vivace e colto, non configurabile all’interno di una situazione di generale massificazione. Che sia una bambina, l’artista stesso da piccolo, il padre ciclista amatoriale, uomini sdraiati che appaiono incidentati, o paesaggi nei quali con poche pennellate di pittura liquida, cancellazioni e successivi pentimenti l’artista riesce a dare l’idea di uno spazio caldo e mediterraneo, ogni protagonista di questa storia raccontata per flash improvvisi e reminiscenze propone una suggestione caotica e mentale totale e proprio per questo ulteriormente affascinante che non comprende soltanto l’estetica, ma va a toccare le corde di un’emotività sentita e personale che diviene patrimonio collettivo.
Francesca Baboni
NESSUNA FINZIONE
See the nowhere crowd, cry the nowhere tears of honor
Metallica, The Memory Remains
La valorizzazione della memoria è una questione per uomini intoccabili dal contemporaneo. Avere ricordi, di qualsiasi tipo, può essere un fardello nell’immaginario folle e vuoto odierno. Nonostante ciò la memoria è l’unico lascito che ci può guidare verso il futuro come liberazione dell’uomo da certi vincoli. In fondo guardare a questo trasporto fa andare in azione vari fenomeni, anche emotivi e al limite del fattuale. Tutto poi si può mischiare e personalizzare nella rappresentazione che una persona vuole trasmettere. È quello che fa Arnaldo Vignali, pescando dalla sua memoria famigliare ma pure di vita, in nome di un rimescolio concettuale che vuole rifuggire la banalità. Attraverso una ricerca pittorica peculiare si aggrappa a tale vissuto e ci trasporta nel suo mondo personale/poetico ma con un rimando verso il collettivo. Tramite una fede nella conoscenza dell’uomo infatti passa ogni possibilità complessiva di sviluppo. In congiunture in cui il sociale sta perdendo colpi perché si stanno sfrondando le differenze di censo c’è bisogno di trovare codici che possano assecondare un lascito verso il prossimo – non massificante – il più possibile ecumenico. Questo senza soggiacere alla datacrazia imperante o ad una società dove reale e finzione si compenetrano copiosamente. Tale testimonianza diventa però estremamente complicata in un consorzio d’immagini sempre più provocatamente vuote e dove l’emotività puzza sempre più di artificiale. Ecco quindi che l’autore ci propone una ricerca che cerca di sondare una soggettività aperta. Il tutto in una società che vuole solo livellare, rintracciando solo nell’incontro con il prossimo l’unica ragione di vivere o trovando bellezze rassicuranti nelle merci. La cultura underground, la letteratura e la musica hanno avuto certamente una grande importanza nella vita dell’autore ma le opere pretendono, per essere comprese pienamente, una pura esegesi estetica. Ecco quindi che il personale si vuole distaccare per andare verso l’umano, non nella sua generalità ma nella propria peculiarità. Ciò come un autore che non può più essere responsabile della propria creazione, la quale avrà una vita propria. In congiunture in cui gli algoritmi guidano il nostro destino, c’è bisogno di una rivendicazione umana del vivere che deve sapere di riconoscimento. Quello che ci circonda, anche in forma di passato che si fa presente, ha bisogno di essere interpretato e restituito. Ecco quindi che Arnaldo Vignali sostiene su questo una ricerca dove si frammentano e si ricompongono vari compositi visivi e concettuali. Uscire dal turbinio massificante vuol dire andare nell’intimo, una questione che ha bisogno di una coscienza che sappia trasportare esteticamente talune cernite funzionali per le varie elaborazioni in mostra. L’autore propone uno scarto personale ma sollecitante, in mezzo al normale flusso omologante. In tendenze di parole vuote come “sostenibile”, ci vuole competenza per sostenere, senza soccombere, tale lascito estetico che pesca nella storia recondita e sfugge al dominante conformismo del ricordo stereotipizzato e lacunoso di contenuto. Con la consapevolezza leggera del sapere non adattivo dell’arte e della memoria, nel flusso di una moltitudine con orizzonti culturali ben più limitati e di ciò ben contenta.
Stefano Taddei
Tempera su tela 40×40 cm 2018
Hey, you’re the comeback kid, see me look away.
Tempera su tela 60×60 cm 2019
Dio è l’immagine di ciò che l’uomo amerebbe essere.
Tempera su tela 80×80 cm 2018
Le passioni degli uomini sono più meritevoli dei loro principi.
Tempera su tavola 60×100 cm 2019
Non esiste altro tempo che questo istante,
il passato e il futuro sono astrazioni senza una concreta realtà.
Tempera su tela 40×40 cm 2019
L’ombra del massaggiatore nero.
Tempera su tela 80×60 cm 2019
Deutsch-Amerikanische Freundschaft.
Tempera su tela 80×120 cm 2018
Vagabondi del Dharma.
Tempera su stoffa 120×180 cm 2019
Vieni eroe Dioniso nel tempio sul mare.
Tempera su tela 40×40 cm 2018
Vieni eroe Dioniso nel tempio sul mare, con le Cariti nel puro tempio.
Tempera su tela 60×60 cm 2018
But, are friends electric?
Tempera su tavola 69×122 cm 2018
The Dharma Bums.
Tempera su tela 40×60 cm 2019
Siamo in quanto corpo o siamo nel nostro corpo?
Tempera su tela 80×80 cm 2018
La contemplazione, piano.
Tempera su tela 40×40 cm 2018
La contemplazione, orchestra.
Tempera su tela 40×40 cm 2018
Le acque desiderarono, solitarie arsero.
Tempera su tela 40×40 cm 2018
Da “Itinerari della memoria” presso la storica galleria San Salvatore di Modena nel 2000 a “Touch my island touch me” presso la Galleria Civica di Formentera (Spagna) nel 2011 passando per “Antitour” presso Artekyp a Modena nel 2009, Arnaldo Vignali, Piumazzo (MO) 1957, interpreta foto di viaggi o di famiglia con varie tecniche, preferibilmente dipingendo a tempera.
Ringraziamenti:
Joaquín Sorolla, Alex Katz, Marlene Dumas, Maureen Gallace, Wilhelm Sasnal, Luc Tuymans, Gideon Rubin, Koen van den Broek, Benjamin Bjorklund.
Citazioni:
Hermann Hesse, Marguerite Yourcenar, Sharon Van Etten, Karl Kerenyi, Alan W. Watts, D.A.F., Charles Sprawson, Jack Kerouac, Gary Numan and Tubeway Army, Michel Meyer, Alfredo Catalani, Roberto Calasso, Ṛg Veda.